Un film da (ri)scoprire: 20 sigarette (2010) di Aureliano Amadei

“C’è chi fuma per vizio, chi per noia, chi per darsi un tono e chi solo perché a smettere non ce la fa.
E c’è chi fuma perché proprio gli piace.
[…] A dirla tutta, sento che questa sigaretta ha un sapore che fa schifo, eppure non riesco a farne a meno.
[…] Fumo sigarette e non riesco a smettere perché fumare è l’unica cosa stabile della mia vita in cui tutto il resto è sempre stato precario.”

A pronunciare queste parole è un certo Aureliano Amadei, un ventottenne scapestrato che non ha alcuno scopo preciso nella vita; tanto meno una stabilità sentimentale, ma ha comunque un sogno nel cassetto: diventare un regista cinematografico. Quando Stefano Rolla (regista di Bugie bianche con Max von Sydow e Virna Lisi, ed ex assistente alla regia di Giuliano Montaldo e Dario Argento) gli propone un incarico da aiuto regista, Aureliano accetta con entusiasmo. La location principale di quel film è in Iraq, principalmente a Nassiriya, e in quel paese scoppia la guerra. Nonostante le preoccupazioni dei suoi genitori e della sua amica di letto Claudia, Aureliano decide di partire comunque, malgrado si sia sempre proclamato pacifista. All’indomani del suo arrivo, Aureliano, insieme a Rolla e alcuni militari e membri della troupe, si troveranno nel bel mezzo di un attentato terroristico davanti ad una caserma dei carabinieri.

È  il 12 novembre 2003, e quel giorno Aureliano è fra i pochi sopravvissuti.

Dopo essere stato curato in un ospedale da campo dell’esercito statunitense, il ragazzo prosegue il suo recupero in un ospedale militare del Celio a Roma, dove riceve in visita diversi giornalisti, fotografi e politici, fra cui l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Aureliano Amadei con l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Dopo un paio d’anni, Aureliano Amadei si ritroverà zoppo, mezzo sordo e con dei frequenti attacchi di panico, ma troverà comunque la forza di raccontare la sua storia in un romanzo intitolato Venti sigarette a Nassiriya, scritto a quattro mani con Francesco Trento (anche co–sceneggiatore del film insieme ad Aureliano, Volfango De Biasi e Gianni Romoli) ed edito da Einaudi.

Nel 2010 lo stesso Amadei decide di tornare a quella vicenda per farne un film; grazie alla fiducia dei produttori Tilde Corsi e Gianni Romoli (Dellamorte Dellamore, Le fate ignoranti, La finestra di fronte) e Claudio Bonivento (Mery per sempre, Ultrà, La scorta) riesce a girare un lungometraggio coraggioso e a tratti ironico, pur non risparmiando la tragedia vissuta in prima persona. Si potrebbe considerare questo percorso letterario e cinematografico come un processo di auto analisi che serve per condividere una ferita non del tutto rimarginata.

Manifesto del film

Oltre a contare la presenza di Carolina Crescentini (premiata ai Nastri d’argento per il suo ruolo di Claudia, insieme a quello di Corinna Negri in Boris – Il film) e di Giorgio Colangeli nei panni di Rolla, l’intero film si regge sull’interpretazione dell’attore romano Vinicio Marchioni, già conosciuto al grande pubblico per aver interpretato “il Freddo” nella versione seriale di Romanzo criminale. Grazie alla sua interpretazione spigliata e sofferente del giovane Aureliano, a Marchioni si sono aperte le porte del cinema, portandolo successivamente a lavorare con Paolo Genovese, Daniele Vicari, Paolo Virzì, e con Woody Allen nel suo (pur deludente) “film italiano” To Rome with Love.

Una scena del film: Aureliano (Vinicio Marchioni) con Massimo Ficuciello (Alberto Basaluzzo), figlio del generale Alberto e una delle vittime all’attentato del 12 novembre

Un altro motivo di interesse di questo film è la scelta stilistica di rappresentare la sequenza dell’attentato vissuto dal suo alter ego in soggettiva e con la macchina a spalla, mostrando il punto di vista sfocato, il braccio sanguinante e ustionato che striscia sulla sabbia, i versi di dolore fuori campo e i fotogrammi neri della durata di un secondo che simulano un battito di ciglia. Questa sequenza è decisamente il momento clou del film, e tale risultato ci permette di perdonare la frettolosità della prima parte che antecede il viaggio del protagonista.

Un dettaglio della scena clou del film

In ogni caso, 20 sigarette merita di essere (ri)scoperto per non dimenticare le vittime di tutti gli attentati a Nassirya, che durarono da quel giorno fino al 5 giugno 2006, provocando un totale di circa 50 morti, fra cui 25 italiani.

Il trailer

Disponibilità: Il film è disponibile su Sky Q, in streaming su Now e su Amazon Prime (3,99€).

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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