Lo dice “la gente”

“Lo dice la gente”, sosteneva una divertentissima Tina Pica in un vecchio film in bianco e nero, evocando una categoria “gente” alla quale si attribuiva una sorta di valore assoluto nella rappresentazione della realtà;
cosa accreditasse il dire della gente, che fosse verità o bugia, poco importava.
La “gente” era portatrice di un sentire comune, dell’opinione più diffusa e, in quanto tale, quella da tenere in considerazione: l’assunto dal quale partire, farsi condizionare o addirittura guidare.

Così, mentre un bravissimo Vittorio De Sica le chiedeva: “Ma chi è questa gente?”, cercando di dare un volto umano a una astrazione cui si attribuiva tutta questa autorità di giudizio, Tina Pica continuava a rispondere: “è la gente”,  indicando con lo sguardo e l’ampiezza dei gesti una moltitudine immaginaria, la cui voce si espandeva a dismisura entro i confini del “microcosmo” di un paesello di fantasia, chiamato Sagliena.
Nella realtà il film fu girato a Castel San Pietro Romano.

Castel San Pietro Romano (Roma)

Provate a immaginare  allora che dal retaggio del passato, bene rappresentato da questo dialogo tratto dal film “Pane amore e gelosia“ di Luigi Comencini, tutto il mondo diventi improvvisamente paese grazie all’espansione dei mezzi di comunicazione che ora rendono possibile all’entità “gente”, investita di ogni certezza, di riuscire a sentenziare nell’universo intero.

Mai finire sulla bocca della gente è altro monito dal retaggio antico;
della gente si teme infatti la maldicenza, il vociferare nell’ombra che finisce con il creare ombre attorno a persone e fatti.
Spesso è proprio questo anonimato che deresponsabilizza, esso fornisce la giusta protezione e diventa il luogo dove si seminano maldicenza e bugie sotto forma di  “bufale”, fake news o altre amenità. Evidentemente dentro l’astrazione “gente” ci si sente al sicuro, ci si fa forti della moltitudine di un gregge o peggio di un branco.  È cosi che si dà voce al falso sino a farlo diventare vero, si dà credito o discredito per sentito dire.
Oggi quell’ombra in cui si celava e vociferava la gente del paese viene molto amplificata nell’universo del web, dove l’informazione corre insieme alla disinformazione in assenza di approfondimenti, nell’incapacità di selezionare e distinguere.

la bufala

Dunque la categoria “gente”, che tutto sa e di tutto vuole disquisire, non si pone la questione di approfondire, non prova questa necessità di conoscere prima di esprimersi, che normalmente deriva da un sano dubbio; la “gente” non ha dubbi e non sa farsi i fatti propri, perché tutti i fatti la riguardano.
Oggi, come ieri, della “gente” si cerca l’approvazione e il facile consenso. Appropriarsi degli strumenti per condizionare questa moltitudine che si muove ondivaga, passando da una opinione all’altra, e che risponde più con la pancia che con la testa, è propedeutico all’esercizio del potere;  basta scoprire come solleticare l’appetito della gente, con l’abilità di percepirne gli umori e blandirla utilizzando il suo stesso linguaggio, e il gioco è fatto.

A secondo dei casi e dei tempi, la “gente” assume di volta in volta una forma differente e più circoscritta, diventa pubblico al quale si deve strappare l’applauso per alzare l’audience e far salire le proprie quotazioni auditel, si trasforma in consumatore di un mercato che vuole condizionarne gusti e tendenze per vendere un prodotto e lanciare una nuova moda, diviene elettorato dal quale si cerca di ottenere il voto, facendo leva sulle promesse e sulle paure.  In ogni caso ciò che dice o pensa la “gente” può essere e spesso viene condizionato per interessi altri, senza una palese coercizione, utilizzando tecniche di persuasione, che scadono a volte nella manipolazione.

Ciò che dice “la gente” evocata da Tina Pica, rappresenterebbe dunque l’opinione della maggioranza che, in un sistema democratico dove la maggioranza che si esprime vince, può orientare le scelte in un senso o nell’altro;  ma il fatto di essere maggioranza non è garanzia della migliore delle opinioni, tanto meno di un approfondimento e di una consapevolezza tali da garantire la migliore scelta possibile.
I fatti ce l’hanno spesso dimostrato.

Bertrand Russell

A tale riguardo voglio citare il pensiero di Bertrand Russell, filosofo, logico e matematico gallese, scomparso nel 1970:

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi .
Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Infatti, a causa della stupidità della maggioranza degli uomini, è molto più probabile che un giudizio diffuso sia sciocco piuttosto che ragionevole.”

Fornisci un mezzo potente alla stupidità e questa ti tornerà centuplicata, ecco il miracolo del web.
Si estendono i commenti,  le analisi in tempo reale di fatti e misfatti, i giudizi e le implacabili condanne come le facili assoluzioni.
Si propagano rapidamente nuovi messia, i beniamini del pubblico che va dai tele-votanti nei reality sino ai votanti nelle urne elettorali.
Tra i mi piace e i non mi piace dei social, tra un selfie e l’altro sorridenti in posa, tutto si rincorre. 

Un arancino si fa un selfie con un finto Vigile del Fuoco

Un tempo a “mormorare” erano i paesi, oggi la gente si è estesa a una versione virtuale che giudica, decide, vota.
È la stessa gente che si mette in fila davanti ai seggi elettorali o fuori dai centri commerciali per il nuovo modello del telefono alla moda, e questa gente siamo noi, ma un noi senza identità o appartenenza, un noi volatile, al quale si appellano gli imbonitori di turno e si dichiarano poi investiti di autorità grazie a quel noi; qualsiasi cosa essi dicano o facciano è “la gente che lo vuole” e di questa gente loro tastano il polso e conoscono gli umori.

Karl Kraus

Karl Kraus, scrittore, giornalista e umorista austriaco, vissuto nel secolo scorso, ci avvertiva già allora:

“Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l’aspetto di giganti”,

perciò la rappresentanza di questa gente, che sciama un po’ di qua e un po’ di là, e che si muove a seconda del vento e della pancia, in una fase crepuscolare della Cultura come quella che stiamo attraversando, è un limite alla democrazia.
La Democrazia senza la Cultura ha le ali tarpate e fornisce l’alibi di una maggioranza a dei nani che si fanno passare per giganti. 

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

Un commento su “Lo dice “la gente”

  1. Per fortuna la giustizia, almeno quella, non è a maggioranza, così come la scienza. Altrimenti nessuno avrebbe scoperto l’America o se la scopre non sa di averlo fatto oppure non si potrebbe pensare all’universo, alla sfericità del nostro pianeta. La verità, nemmeno quella, è a maggioranza. Così come non lo è un buon senso. La democrazia ha bisogno sicuramente di una maggioranza che si forma spesso ascoltando quello che urla più forte o incita alla violenza o sostiene un violento contro un giusto. Il vantaggio di un idiota, un imbroglione, un cialtrone, un incapace è quello di avere molto più tempo di chi è serio, professionale, informato, preparato. Il cialtrone spesso lancia accuse e falsità che non sempre è facile smentire o comunque per farlo ci vogliono tempo, pazienza. La persona preparata ci mette tempo a differenza del cialtrone pensa, riflette, verifica, studia. Non per nulla il cialtrone è spesso al posto dei meritevoli e dei capaci. E’ vero oggi “la gente” sono i social così come tanti “organi di informazione” che in realtà sono la propaganda commerciale, affaristica quando non del malaffare. Non sempre, quasi mai “la gente” ha ragione

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