Riuscite ad immaginare un film in cui tutti i personaggi cantano senza danzare e parlare?
Se cercate qualcosa di simile Les parapluies de Cherbourg potrebbe fare al caso vostro.
Ma di che cosa parla, esattamente?
Il film è ambientato – per l’appunto – a Cherbourg tra la fine degli anni cinquanta e inizi sessanta; i protagonisti sono Guy (l’italiano Nino Castelnuovo) e Geneviève (Catherine Deneuve). Lui lavora come meccanico in un garage, mentre lei aiuta sua madre, Madame Emery (Anne Vernon), nella gestione di un negozio di ombrelli. I due ragazzi sono follemente innamorati e progettano una vita in comune: lei vorrebbe una figlia di nome Françoise, mentre lui vorrebbe mettersi in proprio.
Madame Emery disapprova la loro relazione a causa delle umili origini del ragazzo, e vede in Roland Cassard (Marc Michel), un rappresentante di gioielli che l’ha aiutata a saldare alcuni debiti, come una buona alternativa per sua figlia. Lo stesso uomo, in effetti, è molto preso da Geneviève, ma i suoi sentimenti per Guy sono troppo forti.
Purtroppo i due fidanzatini sono costretti a separarsi perché lui si deve arruolare per la guerra in Algeria. Con il passare del tempo, le lettere di Guy cominciano a diradarsi, mentre Geneviève scopre di essere in dolce attesa. Temendo lo scandalo, Madame Emery tenta di convincere sua figlia ad accettare la proposta di matrimonio di Monsieur Cassard. Siccome la situazione sul fronte si fa sempre più aspra, Guy non può far ritorno a Cherbourg nemmeno sotto licenza; perciò alla povera Geneviève spetterà una decisione difficile.
Questo musical dalle tendenze liriche è frutto della Nouvelle Vague, esattamente come molte altre pellicole francesi del periodo. Il regista, in effetti, è Jacques Demy, uno dei nomi più celebri del movimento, oltre ad essere stato il marito di Agnès Varda e padre dell’attore Mathieu, prima di morire di AIDS. La sua breve filmografia è composta da una serie di film fiabeschi e musicali dalle tonalità pastello che ancora oggi sono una gioia per gli occhi e per le orecchie.
Proprio Les parapluies de Cherbourg – vincitore della Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes – rappresenta uno spin off di un lungometraggio antecedente del regista intitolato Lola (1961) con Anouk Aimée; esattamente lo stesso film che il personaggio di Nanni Moretti de Il sol dell’avvenire (2023) vede dopo ogni cinque anni prima di tornare sul set. Il filo conduttore tra queste due opere è proprio il personaggio di Roland Cassard (interpretato dallo stesso attore), che si evolve ironicamente da co-protagonista ad antagonista. Il destino di Lola verrà rivelato ne L’amante perduta (Model Shop, 1969), il quale ispirerà Quentin Tarantino per il suo C’era una volta a … Hollywood (2019).
A dispetto del “film di mezzo”, Lola e Model Shop non sono affatto dei musicals, anche se nel primo film è molto nota la scena in cui Anouk Aimée intona la canzone C’est moi, c’est Lola.
A curare le musiche e i testi delle canzoni – insieme a Demy – è Michel Legrand, che durante la sua carriera si è portato a casa ben tre Oscar: uno per la canzone originale de Il caso Thomas Crown (1969) di Norman Jewinson, e due per le colonne sonore di Yentl (1967) di Barbra Streisand e Quell’estate del ’42 (1972) di Robert Mulligan. Ancora oggi il motivo principale di Les parapluis de Cherbourg continua a farci piangere, il che è inevitabile per un amore disperato come quello tra il magnetico Castelnuovo e la deliziosa Deneuve.
Allora perché non tutti gli spettatori italiani conoscono questo film? Perché all’epoca della sua vittoria a Cannes, il nostro Bel Paese non era abituato ad assistere ad un musical interamente sottotitolato. Per questo motivo si consiglia la visione agli estimatori del genere.
Per chi desidera approfondire il cinema di Demy si consiglia la visione di Les Demoiselles de Rochefort (o Josephine, 1967), sempre interpretato dalla Deneuve con sua sorella Françoise Dorléac (La calda amante, 1964, di François Truffaut, e Cul-de-sac, 1966, di Roman Polanski), Michel Piccoli, Gene Kelly e George Chakiris, il Bernardo di West Side Story (1961). Quello di Demy, rispetto a Les parapluis de Cherbourg, è un musical tradizionale che strizza l’occhio a Vincente Minnelli e Stanley Donen.
Per approfondire la sfera privata del regista si consiglia la visione di Garage Demy (Jacquot de Nantes, 1991) diretto da Agnès Varda.
Disponibilità: Su MUBI, esattamente come gli altri due film appena menzionati.
Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.