Un film da (ri)scoprire: Al di là del bene e del male (1977) di Liliana Cavani

“Due cose vuole il vero uomo: pericolo e gioco.
Perciò vuole la donna, come il giocattolo più pericoloso.”

(Friederich Nietzsche, Così parlò Zarathustra)

Manifesto originale

Il filosofo Friedrich “Fritz” Nietzsche (Erland Josephson) e il dottor Paul Rée (Robert Powell) si innamorano della disinibita Lou von Salomé (Dominique Sanda). Entrambi desiderano sposarla, ma la ragazza, essendo contraria al matrimonio, propone una convivenza a tre, creando un ménage a trois che inorridisce, fra tutti, la sorella di Fritz, Elizabeth (Virna Lisi), da sempre innamorata di lui.

La regista con i suoi protagonisti
Dominique Sanda ai giorni d’oggi. Fra i suoi film più celebri abbiamo Il conformista (1970), Novecento (1976), entrambi diretti da Bernardo Bertolucci; e Il giardino dei Finzi-Contini (1970) di Vittorio De Sica. Fra i suoi film più recenti abbiamo Saint Laurent (2014) di Bertrand Bonello e Il paradiso del pavone (2021) di Laura Bispuri.

A causa della condotta libertina di Lou, l’equilibrio della “trinità” si frantumerà in mille pezzi: Fritz impazzirà dopo aver visto la Morte danzare senza veli, e dopo aver riconosciuto Wagner in un cavallo; mentre Paul esternerà un’omosessualità latente.

Da sinistra a destra: Lou von Salomè, Paul Rée e Friedrich Nietzsche. A sinistra abbiamo la foto autentica, mentre a destra quella ricostruita per il film.

Dopo il suo ventennale ritorno in sala – tralasciando le miniserie televisive e i documentari – con il discreto L’ordine del tempo (2023) e il Leone d’oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia, ci è sembrato doveroso omaggiare Liliana Cavani che, con il suo punto di vista audace e malizioso, ha descritto degli scenari legati alla Storia, politica, religione e fisica, e a loro volta abitati da un gruppo di personaggi dalla psicologia e sessualità febbrili. Ancora oggi, il cinema della regista carpigiana continua a scombussolare la nostra psiche. Con questo biopic “romanzato” – girato dopo Il portiere di notte (1974) e prima de La pelle (1981) – non fa alcuna eccezione.

Liliana Cavani con il suo Leone d’oro alla carriera. Oltre a Il portiere di notte e La pelle ha girato tre film su Francesco d’Assisi (interpretati “a turno” da Lou Castel, Mickey Rourke e Mateusz Kościukiewicz), una miniserie su Alcide De Gasperi e Albert Einstein, rispettivamente interpretati da Fabrizio Gifuni e Vincenzo Amato. Fra gli altri film Galileo (1968), I cannibali (1970) e Interno berlinese (1985).

Oltre alla grazia e luminosità di Dominique Sanda, questo film è ricordato per l’interpretazione furente di Virna Lisi, che, con la sua Elizabeth, è riuscita ad ottenere un Nastro d’argento e un Globo d’oro come miglior attrice non protagonista.

Foto di scena con Virna Lisi al centro nei panni di Elizabeth Nietzsche. Oltre ai premi ricevuti per il suo ruolo, e dopo una lunga carriera tra cinema e tv – e una molto breve negli Stati Uniti d’America – ha ottenuto due David di Donatello (La cicala, 1980, e Sapore di mare, 1983), altri cinque Nastri d’argento (Sapore di mare, Buon Natale … buon anno, 1990, La regina Margot, 1995, Và dove ti porta il cuore, 1997, e Il più bel giorno della mia vita, 2002). Inoltre, con La regina Margot, ha ottenuto il gran premio per la miglior interpretazione femminile al Festival del Cinema di Cannes e un premio César come miglior attrice non protagonista.

Non sappiamo se la scelta di un attore abituale di Ingmar Bergman nei panni dell’autore di Così parlò Zarathustra fosse stata costruita a tavolino – soprattutto per chi conosce le opere del regista svedese – ma quella di Erland Josephson si è rivelata una scelta azzeccata per rappresentare un genio dalla mentalità brillante e tempestosa.

Erland Josephson(1923-2012), attore e regista svedese. Noto dal grande pubblico per le sue interpretazioni in Sussurri e grida (1972), Scene da un matrimonio (1973) e Fanny e Alexander (1982) di Ingmar Bergman. Ha anche lavorato con altri registi come Andrej Tarkovskij, Theo Angelopoulos e Dušan Makavejev.

Al di là del bene e del male tende a “spiare” dei nudi maschili e femminili alquanto acerbi, aggraziati e martoriati in scene scabrose ed eleganti in egual misura. Fra questi colpisce il corpo armonioso del danzatore e coreografo Amedeo Amodio (qui nei panni della “Morte” e del dottor Dulcamara), che ha già recitato e danzato ne Il portiere di notte. Come sempre, le sue coreografie hanno la facoltà di trasmettere delle emozioni frenetiche tramite il linguaggio fisico accompagnato dalla musica classica.

Ritratti del danzatore e coreografo Amedeo Amodio

Da segnalare anche il contributo di Franco “Kim” Arcalli alla sceneggiatura (insieme alla regista e Italo Moscati) e, soprattutto, al montaggio. A causa di una lunga malattia che lo avrebbe portato alla morte, Al di là del bene e del male è stato il suo ultimo film, non essendo riuscito ad editare in tempo La luna (1979) di Bernardo Bertolucci, dopo aver già collaborato alla scrittura. Fra i suoi altri copioni postumi ci sarebbe quello di C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone. Insieme a Roberto Perpignani, Ruggero Mastroianni (il fratello di Marcello) e Franco Fraticelli, Arcalli rimarrà sempre uno degli editor più incisivi del cinema italiano; oltre ad essere stato uno dei pochi, insieme al collega attuale Walter Fasano (ex partner in crime di Luca Guadagnino), ad aver collaborato all’ideazione del film.

Il montatore e sceneggiatore Franco Arcalli (1929-1978). Ha lavorato con Tinto Brass, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Michelangelo Antonioni, Salvatore Sampieri e molti altri. Il suo stile di montaggio è caratterizzato da tagli secchi e sfasamenti temporali.

Dopo il suo ritorno in sala, si spera che Liliana Cavani abbia altre storie da raccontare, perché sicuramente ha dimostrato (insieme a Lina Wertmüller e altre registe di fama mondiale) che la regia cinematografica non è mai una questione di genere, e che qualsiasi talento merita di essere riconosciuto; e non soltanto con un premio alla carriera.

Disponibilità: In acquisto e noleggio su Chili. Si trova anche su YouTube ad una risoluzione piuttosto scarsa, diviso in due tempi, a questo indirizzo

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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