Nella ridente città di Saint Louis, Missouri, dove si svolge una fiera annuale, ci vive una famiglia numerosa composta da padre, madre, nonno, quattro figlie, un figlio e una domestica. Tutti sembrano felici, eccetto il capofamiglia, Mr. Smith (Leon Ames), un avvocato stressato e dispotico. Nel corso del film assistiamo alle vicissitudini di alcune protagoniste, svoltesi nell’arco di quattro stagioni: la primogenita, Rose (Lucille Bremer), attende con trepidazione una proposta di matrimonio; la più giovane, Esther (Judy Garland, doppiata da Anna Marchesini), attira con successo le attenzioni del nuovo vicino di casa; la più piccola, “Tootie” (Margaret O’Brien), supera una prova di coraggio durante la notte di Halloween.
Tutto sembra andare bene fino a quando Mr. Smith non riceve un’allettante proposta di lavoro a New York, e che dovranno partire subito dopo le feste natalizie. Il resto della famiglia, inclusa la matriarca (Mary Astor), accetta questo trasferimento in maniera avvilita.
Il film, diretto dal Premio Oscar Vincente Minnelli (Il padre della sposa, 1950; Un americano a Parigi, 1951; Gigi, 1958) è ispirato a una serie di racconti di Sally Benson pubblicati su The New Yorker, trasformati successivamente in un romanzo intitolato 5135 Kensington; e oltre a essere il più costoso della Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) e il maggior incasso del 1944, ha dato vita a una delle più belle canzoni natalizie come Have Yourself a Merry Little Christmas, intonata dalla meravigliosa Judy Garland, la futura ex moglie del regista, madre di Liza e l’indimenticata Dorothy de Il mago di Oz (1939). Dopo di lei, questo pezzo viene reinterpretato da Bob Dylan, Frank Sinatra ed Etta James.
Se quelle strofe sono un invito a non essere tristi al giorno di Natale, il film stesso – un connubio tra l’umorismo sentimentale di Louisa May Alcott e l’ottimismo di Frank Capra – ci insegna a non dare per scontato i propri affetti e la città in cui viviamo.
Pur non avendo – dal punto di vista stilistico – la stessa efficacia di un classico come La vita è meravigliosa (1946) è ugualmente uno di quei film da (ri)vedere davanti a una tazza di cioccolata calda e una coperta.
Il merito va sicuramente alla sua regìa immersiva, spensierata e colorata. Un’atmosfera che verrà rielaborata dal francese Jacques Demy; soprattutto con il delizioso e orecchiabile Les Demoiselles de Rochefort (1967, o Josephine) con Catherine Deneuve e sua sorella Françoise Dorléac.
Incontriamoci a Saint Louis è ricordato anche per il talento precoce di Margaret O’Brien, la piccola “Tootie”, nota anche per il ruolo di Beth March nella versione di Piccole donne (1949) con June Allyson (Jo), Elizabeth Taylor (Amy) e Janet Leigh (Meg). Con la pellicola di Minnelli, l’attrice bambina ha ottenuto – all’età di otto anni – un Oscar giovanile, che all’epoca premiava le nuove promesse di Hollywood.
Un’altra presenza fondamentale sarebbe quella del produttore Arthur Freed, un esperto di cinema musicale, che oltre ad aver già lavorato con Minnelli, è conosciuto per aver finanziato e composto alcune canzoni di Cantando sotto la pioggia (1956).
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