In una casa che si trova a pochi metri da un villaggio palestinese, e poco distante da un insediamento israeliano, ci vive un professore di letteratura inglese con la sua famiglia numerosa.
Quella stessa casa verrà invasa da un gruppo di soldati nemici, i quali la divideranno in tre zone: il pianterreno sarà accessibile fino al tramonto, mentre il piano superiore verrà occupato dagli invasori, obbligando quella famiglia a dormire in salotto.
Chi oserà salire con o senza la loro presenza verrà punito severamente.
Moglie e figli vorrebbero lasciare la casa – e anche il Paese – per mettersi in salvo, ma il padre li costringerà a rimanere, perché secondo lui vale la pena “combattere” per la propria terra, a costo della salute fisica e mentale dei propri cari.
Oltre a essere il figlio di Maurizio Costanzo e compagno dell’attrice Alba Rohrwacher, Saverio otterrà fama internazionale con la serie televisiva L’amica geniale (2018 – 2024, tratta dal ciclo letterario omonimo di Elena Ferrante), dopo aver già diretto per il cinema La solitudine dei numeri primi (2009, dall’omonimo romanzo Premio Strega di Paolo Giordano) e Hungry Hearts (2014); e in quest’ultimo anno lo ritroviamo in sala con il monumentale e nostalgico Finalmente l’alba (2024), presentato durante l’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Vale la pena dire che lo stesso regista – insieme ad altri colleghi come Sorrentino, Garrone e Alice Rohrwacher – ha dimostrato che il cinema italiano è ancora vivo, a dispetto delle opinioni di alcuni spettatori e critici demoralizzati.
A scrivere la sceneggiatura insieme a Costanzo, oltre sua sorella Camilla, c’era anche Alessio Cremonini, che sarà il regista di Sulla mia pelle (2019), tratto dal controverso caso su Stefano Cucchi.
Quest’ultimo film condivide con Private la stessa crudezza nel rappresentare il conflitto mentale e fisico tra guardia e prigioniero; e come accadeva spesso nel cinema di Roberto Rossellini – ai tempi di Roma Città Aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948) – la macchina da presa si dimostra alquanto apprensiva nel rappresentare un conflitto rovente, come se il suo operatore si sentisse in pericolo.
Di conseguenza, il montaggio curato da Francesca Calvelli, la stessa “partner in crime” del maestro Marco Bellocchio, si presenta con degli stacchi visibili nel bel mezzo di alcune azioni e movenze dei personaggi; oltre a questo, lo stesso editing esterna un ritmo spedito e delle dissolvenze in nero che tendono a concludere delle sequenze ostiche con delicatezza.
Per tutto il resto del film, il regista non supera il confine della casa occupata: ogni volta che il padre e i figli devono andare a scuola li vediamo solamente rientrare e uscire con l’automobile; e per conoscere da vicino i soldati, noi spettatori li spiamo tramite lo sguardo della primogenita che, dopo essere salita furtivamente nel piano superiore, si nasconde nell’armadio e li osserva guardare la televisione, chiacchierare amichevolmente e suonare la chitarra. Sembrerebbe un tentativo, da parte dell’autore, di umanizzare i mostri.
Con questa opera prima, Costanzo ha vinto tanti premi inimmaginabili: il Pardo d’oro per il miglior film al Festival del Cinema di Locarno, un David di Donatello e un Nastro d’argento per il miglior regista esordiente, e un Ciak d’oro per la miglior opera prima. Nello stesso periodo, è stato scelto per rappresentare il nostro Paese agli Oscar per la categoria “miglior film straniero”. Nei giorni a seguire, l’Academy ha deciso di rifiutare la sua candidatura a favore de La bestia nel cuore (2005) di Cristina Comencini, perché lo stesso film-avversario non è stato girato in lingua italiana. Senza togliere nulla a quel bel dramma familiare sullo stupro e l’incesto – e con una Giovanna Mezzogiorno in stato di grazia – l’esclusione di Costanzo è stata un’ingiustizia.
La cinquina finale di Io capitano (2023) di Matteo Garrone potrebbe rappresentare una sorta di risarcimento, poiché è stato girato interamente in lingua Wolof (la lingua parlata in Senegal).
Per concludere, Private è da (ri)scoprire soprattutto per i tempi in cui viviamo, cominciando proprio dall’attuale conflitto sulla Striscia di Gaza e le manifestazioni Pro Palestina.