Un film da (ri)scoprire: Un angelo alla mia tavola (1990) di Jane Campion

Janet Frame è nata a Dunedin, Nuova Zelanda, il 28 agosto 1924 ed è deceduta nel suo luogo natìo il 29 gennaio 2004.

È cresciuta in una famiglia povera con un fratello epilettico e tre sorelle, due delle quali sono morte annegate. Nonostante scriva delle poesie fin da bambina, Janet ha studiato per diventare un’insegnante, ma fallisce all’esame finale a causa di un crollo nervoso. Poco tempo dopo, la ragazza viene internata in un istituto psichiatrico per otto anni a causa della sua asocialità scambiata per schizofrenia.

La vera Janet Frame

Dopo aver subìto un totale di duecento elettroshock, Janet ha rischiato di sottoporsi ad una lobotomia; ma grazie alla pubblicazione di Lagoon and the other stories (1951), e ai riconoscimenti ottenuti, si salva da quell’intervento e viene dimessa.

Il libro che ha salvato Janet dalla lobotomia

Dopo aver pubblicato altre poesie e racconti, Janet compie un lungo viaggio in Europa prima di tornare definitivamente a casa.

In tutta la sua carriera, più nota in Nuova Zelanda che in Italia, ha ricevuto due candidature al Premio Nobel per la letteratura.

Il film (concepito come una miniserie da tre episodi) è tratto da tre autobiografie della stessa autrice intitolate To The Is – Land (1983), An Angel at My Table (1984) e The Envoy from Mirror City (1984), raccolte all’interno di Un angelo alla mia tavola, edito in Italia da Einaudi e Neri Pozza.

La locandina originale del film

La regia è del Premio Oscar Jane Campion, che aveva già all’attivo una serie di cortometraggi, un film televisivo (Le due amiche) e un lungometraggio cinematografico d’esordio (Sweetie), attualmente disponibile sulla piattaforma MUBI. Dopo questo biopic letterario raggiungerà la fama internazionale con Lezioni di piano e Ritratto di signora.

La regista Jane Campion. Con Lezioni di piano è stata la prima donna a vincere la Palma d’oro a Cannes. Per lo stesso film ha vinto anche un Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Con Il potere del cane è stata la terza donna a vincere l’Oscar per la miglior regia dopo Kathryn Bigelow (The Hurt Locker) e Chloé Zhao (Nomadland).


Possiamo considerare Un angelo alla mia tavola come un punto di incontro tra i diversi stili della regista neozelandese in due fasi distinte della sua carriera: da una parte abbiamo la sessualità repressa e implosiva/esplosiva dei personaggi, la voce narrante scarna, e le trame a “scaletta” con delle inquadrature statiche e impeccabili dal punto di vista compositivo; da un’altra abbiamo dei personaggi maschili misogini (che si ripresenteranno in In the cut e ne Il potere del cane) e delle protagoniste femminili anti-convenzionali; in entrambi i casi abbiamo i diversi omaggi alla letteratura e al cinema delle origini.

La piccola Janet mentre legge la sua prima poesia in classe

La scena in cui la piccola Janet e le sue sorelle si trovano nel bosco ad imitare le “dodici principesse danzanti” ricorda vagamente il cinema fantastico di George Méliès.

Un’altra nota da segnalare sono i paesaggi mozzafiato della Nuova Zelanda dai colori garbati, che si ripresenteranno nel cinema del conterraneo Peter Jackson.

Per chi non ne fosse a conoscenza, l’attrice protagonista, Kerry Fox, dopo questo esordio folgorante, parteciperà ad altri cult come Piccoli omicidi tra amici (1995) di Danny Boyle e Intimacy – Nell’intimità (2001) di Patrice Chéreau; tornerà a lavorare con la Campion in un altro biopic letterario come Bright Star (2009) sul poeta John Keats, in cui interpreterà la madre di Fanny Brawne.

Da sinistra a destra: Alexia Keogh (Janet da adolescente), Karen Fergusson (Janet da bambina) e Kerry Fox con la vera Janet Frame.

Nonostante abbia vinto il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia, questo film è risultato irreperibile per molti anni (insieme a Sweetie), ma in questi ultimi mesi è possibile recuperarlo.

Il trailer in inglese

La visione è consigliabile non solamente agli estimatori della regista, ma anche a chi ama (ri)scoprire le vite e opere dei letterati.

Disponibilità: Su Prime Video (Noleggio 2,99 euro; Acquisto 5,90 euro) e su YouTube (gratuito). Per quest’ultima piattaforma potreste trovare una sequenza fuori sinc, ma per il resto è una buona visione.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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