Berlino, 1931: Brian Roberts (Michael York), uno studente inglese di lingue moderne, si stabilisce in una pensione, dove incontra Sally Bowles (Liza Minnelli), una cantante e ballerina del Kit-Kat di nazionalità statunitense che sogna di diventare una stella del cinema. Fra loro nasce un rapporto di amicizia che si trasforma ben presto in amore; ma il loro rapporto rischia di incrinarsi a causa del barone Maximilian “Max” von Heune (Helmut Griem), che tende a viziarla con passeggiate spensierate, regali costosi e fiumi di champagne e caviale. Nel frattempo, a Berlino, si rafforza l’odio razziale nei confronti degli ebrei.
Essendo il “primo musical adulto” della storia del cinema, Cabaret si scosta totalmente da quelli girati da Vincente Minnelli [Un Americano a Parigi (1951) e Gigi (1959)] e Stanley Donen [Cantando sotto la pioggia (1952) e Funny Face – Cenerentola a Parigi (1957)], che sono pur sempre degli spettacoli sfarzosi, colorati e spensierati. Nel film di Bob Fosse, invece, la musica si trova solamente all’interno del locale, sapientemente mescolata a sketch provocatori e satirici che si contrappongono alla violenza dell’antisemitismo. Eccetto gli esterni diurni, la maggior parte degli interni, oltre ad essere fatiscenti, sono decisamente sottoesposti, dal punto di vista fotografico. Uno scenario come quello avrà fatto storcere il naso al pubblico e alla stampa, che in quegli anni erano fin troppo abituati ai musical dell’epoca d’oro hollywoodiana.
In ogni caso, la presenza di Liza Minnelli (figlia di Vincente e di Judy Garland), con i suoi grandi occhi, le ciglia alla Betty Boop e il timbro vocale graffiante, è alquanto luminosa. Per la sua interpretazione, ha ottenuto un Oscar, un Golden Globe, un BAFTA e un David di Donatello; quattro/cinque anni più tardi, si unirà a Martin Scorsese e Robert De Niro nel cast principale di un ennesimo cult come New York, New York (1977).
Oltre alla Minnelli, il film ha reso celebre il regista Bob Fosse, che è già conosciuto nell’ambiente teatrale/musicale per aver coreografato The Pajama Games (1953) e Damn Yankees (1955), e per aver diretto e coreografato Sweet Charity, un adattamento musicale del film Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini, su libretto di Neil Simon. Da quest’ultimo spettacolo viene tratto un omonimo film (con Shirley MacLaine nei panni della protagonista al posto della “signora Fosse” Gwen Verdon), che si è rivelato un flop.
Con Cabaret, il regista e coreografo ha raggiunto il successo sperato sul grande schermo, trionfando agli Oscar, ai BAFTA e ai David di Donatello per la miglior regia. Negli anni a venire, Fosse dirigerà per il teatro Pippin (1972), Chicago (1975) e Dancin’ (1978); per il cinema invece girerà Lenny (1974) con Dustin Hoffman, All That Jazz (1979) con Roy Scheider e Jessica Lange e Star 80 (1983) con Mariel Hemingway ed Eric Roberts.
Pur non essendo tratto da un suo spettacolo originale, Cabaret racchiude lo stile ardente e frenetico di Fosse, come ad esempio: il modern jazz, la femminilità prorompente, le “ginocchia in dentro”, e le bombette, bastoni e sedie come oggetti di scena e costume.
Per concludere: Cabaret sarà un vero gioiello per i novelli cultori del musical e del teatro di Fosse, nella speranza che possano continuare ad assistere ad una replica di Dancin’ e/o Chicago nei migliori teatri della Grande Mela.