Dopo una serata in discoteca e una lunga sequenza di baci appassionati, Roméo e Juliette (Jérémie Elkaïm e Valérie Donzelli) diventano in poco tempo genitori del piccolo Adam; ma il loro ménage familiare è tutt’altro che sereno: al diciottesimo mese, il bambino piange ininterrottamente, non cammina, vomita di getto e presenta un’asimmetria facciale. Dopo qualche telefonata, Juliette porta Adam a farsi visitare da un neurologo a Marsiglia.
Durante la TAC si scopre che il bambino ha un tumore al cervello. A dispetto della paura e del dolore, la coppia torna a Parigi e si affida al dott. Saint – Rose (Frédéric Pierrot), uno stimato neurochirurgo, per salvare il frutto del loro amore. Dopo il primo intervento, si scopre che il residuo di quel tumore è maligno, perciò Adam ha bisogno di alti dosaggi di chemioterapia. In parole povere, la guerra non è ancora finita.
Per chi non ne fosse a conoscenza, questa pellicola – presentata durante la settimana della critica al Festival del Cinema di Cannes e distribuita in Italia da Nanni Moretti tramite la Sacher Distribuzione – è un’autobiografia di entrambi i protagonisti: Valérie e Jérémie (che sono anche gli autori della sceneggiatura) hanno realmente affrontato la malattia del loro unico figlio Gabriel, che interpreta se stesso all’età di otto anni nel prologo e nell’epilogo. Entrambi i genitori gli hanno dedicato l’intero film, insieme al personale medico che gli ha salvato la vita.
Valérie e Jérémie si sono conosciuti (probabilmente) sul set dell’opera prima dell’attrice e regista, Les Reine des Pommes (2009), una commedia musicale in cui la protagonista (sempre Valérie), essendo fresca di rottura, vede la faccia del suo ex (Jérémie) in ogni uomo che incontra.
La coppia (ormai separata e in buoni rapporti) ha continuato a lavorare insieme fino a Marguerite e Julien (2015), tratto da una vera storia d’amore tra fratello e sorella, già contemplata da François Truffaut.
In qualità di produttore e distributore cinematografico, Nanni Moretti ha sempre dimostrato di avere buon gusto. A constatarlo sono l’irlandese Once (2006) di John Carney e l’iraniano Una separazione (2011) di Asghar Farhadi, entrambi premiati agli Oscar: miglior canzone originale per il primo, e miglior film straniero per il secondo.
Avendo già raccontato la propria Odissea medica in Caro diario (1993), Moretti avrà visto nell’operazione di Donzelli ed Elkaïm lo stesso coraggio di condividere con lo spettatore la propria esperienza emotiva. Un altro punto forte del film è quello di esporre alcune sequenze a ben tre narratori onniscienti; come se gli autori stessero simulando un punto di vista neutrale sulla loro relazione tumultuosa.
Ancora oggi La guerra è dichiarata è il film più riuscito (e conosciuto) della Donzelli, almeno per il pubblico italiano. Recuperandolo è un buon modo per stringerci amicizia.