Un film da (ri)scoprire: Il buio oltre la siepe (1962) di Robert Mulligan

Atticus aveva ragione. Una volta aveva detto che non si conosce realmente un uomo se non ci si mette nei suoi panni e non ci si va a spasso.

(Harper Lee, Il buio oltre la siepe)

Maycomb, Alabama, 1932: l’avvocato Atticus Finch (Gregory Peck) vive in una casetta con i suoi figli Jeremy (“Jem”, Phillip Alford) e Jean Louise (“Scout”, Mary Badham), che – oltre ad essere orfani di madre – vengono accuditi amorevolmente dalla domestica afroamericana Calpurnia (Estelle Evans).

Da sinistra a destra: Jem, Scout e Dill

Durante un’estate afosa, i due fratelli stringono amicizia con Dill (John Megna), un ragazzino del Mississippi ospitato da sua zia per le vacanze. I piccoli Finch lo coinvolgono immediatamente nelle loro marachelle; lo invitano persino a scrutare la “casa maledetta” dove risiedono il malato di mente Arthur “Boo” Bradley (Robert Duvall) e suo padre, che lo ha risparmiato dal riformatorio.

I ragazzi davanti alla “casa maledetta”

Una sera, Atticus Finch riceve una visita dal giudice, che gli affida il caso di Tom Robinson (Brock Peters), un bracciante afroamericano accusato di aver picchiato e violentato la figlia diciannovenne di Bob Ewell (James Anderson), un contadino povero e alcolizzato. Quando accetta di difendere l’accusato, Atticus viene etichettato come “negriero” da alcuni vicini e conoscenti, e i suoi figli, nonostante la loro giovane età, si ritrovano a difenderlo dalle minacce.

Atticus Finch in compagnia del suo assistito, Tom Robinson

Un Gregory Peck da Oscar in un film tratto da uno dei classici moderni più studiati nelle scuole statunitensi. L’autrice del romanzo è Harper Lee (grande amica di Truman Capote, sul quale ha modellato il personaggio di Dill), che con il suo lavoro è riuscita a guadagnarsi un Pulitzer per la narrativa. È stata proprio lei ad approvare l’ingaggio di Peck per il ruolo di Finch, ispirato a suo padre, anch’esso avvocato.

Harper Lee (1926-2016), autrice del romanzo. Suo padre, esattamente come Atticus Finch, era un avvocato. Era un membro della Corte legislativa Statale dell’Alabama e proprietario di parte del giornale locale. Anche sua madre morì prematuramente come quella dei suoi piccoli protagonisti. L’autrice pubblicò postumo anche il seguito del libro: “Va’, metti una sentinella”, in realtà scritto molto tempo prima rispetto al suo romanzo antecedente.

Nonostante Jem e Scout fossero i “veri” protagonisti del film, il ruolo di Peck lo rende degno della sua vittoria agli Academy Awards e ai David di Donatello nella categoria “miglior attore straniero”; soprattutto nella scena dell’arringa finale.

Il giusto motivo per (ri)scoprire questa perla cinematografica (non solo letteraria) è quello di tramandarla alle nuove generazioni, soprattutto per i diversi casi di odio razziale che si verificano ancora oggi.

I ragazzi che assistono al processo in compagnia del reverendo

Negli Stati Uniti (dopo il caso controverso di Via col vento) si spera che questo film non cada nel mirino del politicamente corretto per il solo fatto che si sente la parola “negro” in alcune scene salienti. Questo particolare non impedisce allo stesso film di trattare le minoranze con il dovuto rispetto e di risvegliare la coscienza collettiva.

Qualche parola sul titolo: in realtà il romanzo si intitola To Kill a Mockinbird, che significa letteralmente “uccidere un tordo”. L’autrice si riferisce al “tordo beffeggiatore”, un uccellino innocente che non merita di trovarsi davanti ad un’arma da fuoco. Lo stesso vale per tutti quegli uomini, donne, vecchi e bambini feriti e uccisi da alcuni passanti o poliziotti a causa di alcuni preconcetti legati al colore della pelle.

Il trailer originale del film con un’introduzione di Gregory Peck

Disponibilità: In acquisto e in noleggio su YouTube.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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