Un film da (ri)scoprire: Sotto accusa (1988) di Jonathan Kaplan

All’esterno di un locale, un ragazzo telefona al pronto intervento per denunciare uno stupro. In quello stesso istante, la cameriera Sarah Tobias (Jodie Foster) esce proprio da quel locale, con una camicetta strappata e dei lividi sul corpo, per chiedere aiuto. Lo sconosciuto interrompe la telefonata e non le presta alcun soccorso.

Durante la visita ginecologica, il caso di Sarah viene affidato a Kathryn Murphy (Kelly McGillis), un vice procuratore fin troppo abituato a vincere.

Primissimo piano di Jodie Foster durante la visita ginecologica

Secondo alcune testimonianze, la “presunta” vittima, prima di essere violentata su un flipper, indossava un abito succinto ed era sotto effetto dell’alcol e della marijuana.  Nessuno in quel locale ha visto o sentito qualcosa. È un caso che fa acqua da tutte le parti; così dicono i superiori del vice procuratore. Per questo motivo si accordano con la difesa per ridurre la pena dei tre aggressori – tutti di buona famiglia e con una promettente carriera universitaria – con l’accusa di lesioni colpose.

La famosa scena del flipper, prima dell’aggressione

Murphy accetta questo “compromesso” per preservare la sua reputazione, scatenando di sproposito l’ira di Sarah. Quando scopre che ci sono stati dei testimoni che hanno incoraggiato l’aggressione, Murphy decide di riaprire il caso con l’accusa di violenza sessuale e istigazione a delinquere. Per dare maggiore dignità alla sua cliente, il vice procuratore tenta di rintracciare il mittente della telefonata anonima.

Jodie Foster e Kelly McGillis in una scena del film

Ogni volta che pensiamo a Jodie Foster ci viene naturale ricordarla nei panni della baby squillo in Taxi Driver (1975), o in quelli della recluta dell’FBI ne Il silenzio degli innocenti (1991). Entrambe le pellicole, in effetti, sono ancora oggi delle pietre miliari del cinema americano. Grazie al film di Jonathan Demme, l’attrice e regista ha ottenuto un Oscar per il suo ruolo da protagonista, insieme al suo partner in crime Anthony Hopkins, anche se, tre anni prima, aveva già trionfato nella medesima categoria; esattamente per questo dramma legale.

Il trailer in lingua originale

Ancora prima di partecipare al dittico scorsesiano – iniziato con Alice non abita più qui (1974) – l’attrice era già una baby star della Disney, avendo recitato in alcune pellicole “infantili” come Tutto accade un venerdì (1976) e Una ragazza, un maggiordomo e una lady (1977). Dopo svariati insuccessi di pubblico e critica – escludendo Piccoli gangsters (1976) di Alan Parker e Casotto (1977) di Sergio Citti – Sotto accusa rappresenta per la Foster il principio di una maturità artistica che l’ha portata ad essere l’interprete che già conosciamo. 

Ritratto di Jodie Foster ai giorni d’oggi. Durante la sua carriera ha vinto due Oscar, cinque Golden Globe (incluso il premio alla carriera), tre Bafta, tre David di Donatello e un premio alla carriera a Cannes. In qualità di regista ha diretto, fra tanti film, Il mio piccolo genio (1991) e Mr. Beaver (2011). Sempre come regista ha diretto anche alcuni episodi di House of Cards e Orange is the New Black

Questo film non offre di certo un punto di vista inedito sulla violenza sessuale, ma è stato il primo a mostrare l’atto vergognoso in ogni dettaglio; proprio con la scena del flipper.

Anche se non è per i deboli di cuore, la visione di Sotto accusa è pur sempre necessaria per i tempi in cui viviamo, dato che molti casi di stupro e femminicidio continuano ad invadere la nostra quotidianità. È necessaria soprattutto per farci capire che una vittima ha il diritto di essere tutelata e di opporsi alla violenza senza sentirsi dire “te la sei cercata!”

Jonathan Kaplan, il regista del film. Candidato due volte all’Orso d’oro per Sotto accusa e per Due sconosciuti, un destino (1992). Nel campo televisivo ha diretto e prodotto alcuni episodi di E.R. Medici in prima linea (1994-2009), ricevendo cinque nomination agli Emmy Awards (tre come miglior serie drammatica e due per la miglior regia).

Disponibilità: su Paramount +

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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