Alabama, fine Ottocento: la dodicenne Helen Keller (Patty Duke) è sordocieca fin da quando aveva diciannove mesi. I suoi genitori, mossi dalla pietà e dall’impazienza, le permettono di mangiare con le mani; di non lavarsi e vestirsi in maniera adeguata; e di toccare e lanciare ogni oggetto domestico.
A causa di un altro gesto irresponsabile di sua figlia, il capitano Keller vorrebbe rinchiuderla in un ospizio per malati di mente; ma poi si lascia convincere da sua moglie di trovarle un’istitutrice adeguata. La scelta è ricaduta sulla neo laureata Anne Sullivan (Anne Bancroft), ipovedente fin da bambina e cresciuta in un vero manicomio insieme al fratellino zoppo. Avendo sostenuto da poco un’ennesima operazione agli occhi, miss Sullivan indossa degli occhiali da sole in ogni ora del giorno, per proteggersi da ogni fonte luminosa.
A causa della sua presenza, gli atteggiamenti di Helen sono ancora più furenti e animaleschi; ma possedendo una tenacia di ferro, la giovane istitutrice è disposta ad insegnarle la disciplina e la lingua dei segni a costo di usare le maniere forti. Per ottenere i risultati sperati, la donna propone ai coniugi Keller di farla trasferire insieme a lei nella dépendance della tenuta. Pur disapprovando i metodi poco ortodossi della Sullivan, decidono di acconsentire.
Anche se è ispirata ad una storia vera, la sceneggiatura di William Gibson è tratta dal suo omonimo dramma teatrale, sempre diretto da Arthur Penn – noto anche per aver girato Bonnie and Clyde (1967, conosciuto in Italia come Gangster Story) – e sempre interpretato dalle medesime protagoniste.
La vera Helen Keller, grazie agli insegnamenti della Sullivan, andò a studiare alla Perkins School for Blinds, dove imparò ad usare l’alfabeto manuale, e a leggere in inglese, francese, tedesco, greco e latino in Braille. All’età di ventiquattro anni, fu la prima persona cieca e sorda a laurearsi con lode e divenne, negli anni a venire, un’attivista per i diritti dei disabili.
Alcuni cinefili ricordano Anne Bancroft solamente per i panni di Mrs. Robinson ne Il laureato (1967) con l’esordiente Dustin Hoffman; ma è proprio il ruolo di Anne Sullivan che l’ha resa una delle migliori attrici della sua generazione. Alla cerimonia degli Oscar, è riuscita a sconfiggere la più famosa Bette Davis, che era candidata con Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich.
Persino la sedicenne Patty Duke – dopo alcune apparizioni televisive e teatrali – è riuscita a trionfare per il suo ruolo da “non protagonista”. Per essere precisi, è stata la prima attrice minorenne a trionfare in quella categoria, ancora prima di Tatum O’Neal di Paper Moon (1973, all’età di dieci anni) e Anna Paquin di Lezioni di piano (1993, all’età di undici).
Nonostante la recitazione – fin troppo – teatrale dell’intero lungometraggio, la chimica fra la Bancroft e la Duke è decisamente impetuosa. Lo dimostra, fra tante, la celebre “scena del cibo” – quella in cui Anne tenta di insegnare ad Helen, in maniera snervante, di sedersi a tavola e ad usare il cucchiaio per sfamarsi – che conta un totale di circa otto minuti. Una vera e propria scena di lotta che ancora oggi ci lascerà sbalorditi.
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Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.